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Esperienza di giustizia alternativa

Da tre anni sono responsabile del “Centro de Análisis y Resolución de Conflictos de la Pontificia Universidad Católica del Perú” e mi occupo della conciliazione o mediazione di conflitti tra ditte minerarie e  comunità “campesinas” (gruppi di contadini).

Come sappiamo il diritto, come ordinamento sociale, deve dare alla società un’adeguata soluzione ai conflitti che si generano tra i suoi membri. Normalmente l’amministrazione della giustizia è in mano allo Stato.
A tutt’oggi l’amministrazione giudiziaria peruviana è carente sia per i tempi lunghi sia per gli alti costi (la giustizia che ritarda  non è giustizia).

Tale situazione ha portato a ripensare il modo d’applicazione della giustizia, in cui non solo si deve dare ad ognuno ciò che è dovuto, ma tenere conto degli interessi e dei bisogni d’ambedue  le parti.
Si è creato un meccanismo alternativo che garantisce la soluzione dei conflitti in tempi rapidi  e i cui risultati sono soddisfacente per tutti.

In Perú l’attività delle Miniere non solo genera risorse economiche, ma anche situazioni di conflitto in cui si fronteggiano i “campesinos”  (contadini) e le compagnie minerarie, le quali pretendono di sfruttare le terre che i primi abitano da sempre.

E’ da tre anni che lavoro cercando di risolvere questo genere di conflitti. All’inizio era un ambiente molto difficile e pieno di tensione. C’era una continua minaccia causata dal blocco delle strade da parte dei contadini ed anche dall’occupazione, da parte degli stessi, dei terreni minerari. L’incomprensione  della gravità della situazione e dei bisogni della popolazione da parte delle compagnie minerarie sfociava in reazioni violente da ambo le parti.
Il punto centrale era come affrontare questo tipo di conflitti  scoprendo quale fosse  il modo più adeguato per porvi rimedio, tenendo conto che la corretta soluzione di un conflitto deve garantire anche l’efficacia e la sostenibilità nel tempo.

Il fine del mio lavoro è proporre come alternativa la “conciliazione assistita”. Per meglio spiegare il mio lavoro farò riferimento a casi concreti, indicando i risultati raggiunti. Preciso che nel rispetto e nella tutela della privacy,  i nomi citati non  sono quelli originali.

Navarra, è un villaggio situato a 9 Km. al nord di una città della Sierra nord del Perú, ha una popolazione di  ca. 600 abitanti e le attività economiche più importanti sono l’agricoltura e l’allevamento di bestiame.
Ha due canali d’acqua che  nascono in un luogo chiamato “La Paila”.

Nel 1998 la ditta mineraria “Brillante” ha ricevuto da parte del “Ministerio de Energía y Minas” l’approvazione dello studio del Impatto Ambientale (EIA) della zona “La Paila”, e l’autorizzazione per l’estrazione  dell’oro.
La popolazione di Navarra non era stata messa  al corrente di tutti  gli accordi presi dal Ministero con questa  ditta.
Quando i contadini rifecero l’analisi di tutto ciò che era stato approvato, si resero conto che la ditta, nella relazione dello studio sull’impatto ambientale, aveva omesso di segnalare l’esistenza dei canali d’acqua indispensabili per le attività svolte dalla comunità. Proprio a causa di questa omissione la ditta non prevedeva  alcun programma di compensazione per i villaggi danneggiati.

Di fronte alla minaccia di rimanere senza acqua, i contadini fecero diverse richieste alle autorità, ma purtroppo non ricevettero nessuna risposta. Questo silenzio esasperò i contadini che si ribellarono bloccando le strade e occupando la zona dove si trova la miniera. La compagnia mineraria, con l’appoggio della polizia, rispose con  un’azione violenta  che ebbe come unico risultato numerosi feriti, detenuti ed il perseguimento dei dirigenti.
Vista l’indifferenza delle istituzioni pubbliche ad affrontare tale problema, i contadini prepararono un’altra mobilitazione con l’obiettivo di occupare il centro della miniera d’oro.

La compagnia mineraria “Brillante” fece un invito ad un raduno per dialogare con la Direzione Generale. Si svolsero diversi incontri, e si arrivò a costituire un gruppo di negoziazione formato da rappresentanti della comunità dei contadini, dell’Assemblea di controllo dell’acqua e due osservatori. Si decise di non far partecipare né politici, né giornalisti, né ONG,  né dirigenti del popolo, né le istituzione pubbliche; però si è  chiesto l’appoggio del Centro d’analisi che dirigo.

In primo luogo si è cercato di identificare la modalità per risolvere il conflitto.
Era necessario trovare l’alternativa che cercasse di mantenere il rapporto tra le parti superando lo squilibrio del grado di potere delle stesse  e, nel medesimo tempo, garantisse un clima di fiducia.
Si scelse la “conciliazione assistita” come mezzo alternativo che mirasse al superamento dei rapporti conflittuali in accordo con le necessità delle parti. Tale strumento ha caratteristiche molto diverse da quello giudiziario. Non è solo un’alternativa al sovraccarico  di lavoro del potere giurisdizionale, ma un modo reale ed efficace di arrivare ad una soluzione che coinvolga tutte le parti del processo  facendole diventare protagoniste nella ricerca di soluzioni ai loro problemi, favorendo  la pace e la giustizia sociale.

Il lavoro del conciliatore consiste nel generare:

  1. fiducia, creando  un clima favorevole dove si passa dal confronto alla cooperazione.
  2. comunicazione effettiva,  nel favorire lo scambio di informazioni e l’accettazione degli interessi delle parti.
  3. proposte di soluzioni realistiche e attuabili, soddisfacenti per tutti i soggetti coinvolti.

In base alle premesse esposte, al tavolo delle negoziazioni, che durano ormai da tre anni, si sono raggiunti diversi accordi, alcuni già realizzati, altri in corso di esecuzione e alcuni, ma pochi, ancora da completare.
L’esperienza sia con la ditta che con gli abitanti del villaggio Navarra è stata molto fruttuosa, tanto che attraverso il dialogo si sono raggiunte  soluzioni pacifiche riguardo al problema dei canali d’acqua.

La conciliazione ha generato anche un guadagno per tutt’ e due le parti. La ditta ha potuto continuare l’attività di sfruttamento della miniera e gli abitanti del villaggio Navarra hanno superato il problema dell’acqua grazie alla costruzione di una presa d’acqua da 2,5 milioni di m  e la realizzazione d’importanti progetti di sviluppo comunale: l’istallazione di una diga elettrica per tutti gli abitanti del villaggio, una  strada, un sistema d’acqua potabile, una scuola elementare e media, un luogo d’assistenza medica, una scuola professionale per tutti i ragazzi del villaggio, ecc.

E’ in funzione anche una commissione incaricata della verifica della realizzazione degli accordi presi.
In conclusione vorrei leggervi un’impressione degli abitanti del villaggio sul ruolo del Centro d’Analisi nella soluzione di questi conflitti.

“La PUCP attraverso il “Centro” ha compiuto un ruolo molto importante nel processo di negoziazione, ci ha permesso di trasformare i conflitti in possibilità di sviluppo della nostra comunità e ci ha dato l’opportunità di imparare, crescere e sviluppare la ditta, la comunità e le organizzazioni coinvolte”.

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