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In dialogo: l’esperienza personale, i tempi nuovi ed attuali della giustizia

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I primi a riempire la Biblioteca del Consiglio dell’Ordine di Cosenza – lasciando avvocati e magistrati a far loro da corona – sono stati gli studenti del Liceo Ginnasio di Rende-Cosenza e dell’Istituto Alberghiero Cosentino.
Si erano preparati con le loro insegnanti a questo momento di contatto diretto con la Giustizia, informandosi sulla situazione locale e nazionale e preparando domande che hanno aperto profondi squarci sulla situazione della giustizia e hanno consentito ai magistrati ed avvocati presenti di affrontare problemi ed esigenze attuali.

L’avv. Morcavallo, Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Cosenza, ha aperto il convegno ricordando un altro importante momento lì vissuto, con l’iscrizione sul libro d’onore degli avvocati del Foro di Cosenza di Maria Voce, primo avvocato donna del Foro e ora Presidente del Movimento dei Focolari.

Giovanni Caso, presidente di sezione emerito della Corte di Cassazione, ha donato ai giovani la sua quarantennale esperienza di giudice: Ogni processo è unico – ha spiegato - ed occorre tutta l’attenzione a quel processo: la realizzazione della giustizia nel caso singolo ha valore ed efficacia universali.  Solo con l’attenzione all’altro, a tutti gli attori del processo, si attua il processo giusto e si può arrivare a fare giustizia.

Il Procuratore Aroma ha narrato la sua scelta, il suo impegno scaturito dopo la morte del Giudice Rosario Livatino: la giustizia è qualcosa per cui vale la pena spendere la propria vita, anche sacrificarla. E ha invitato i giovani a risvegliare il senso della giustizia, per reagire ai soprusi.

L’avv. Cipparone ha evidenziato come nelle Aule di Giustizia il cittadino trova risposta alle giuste esigenze. Certo, perché ciò avvenga deve esserci e deve crescere la collaborazione fra le parti del processo, ma ne vale la pena!

Da ultimo, l’avv. Luca Muglia ha narrato il suo impegno per i minori e la famiglia, per la tutela di chi ha meno voce nei giudizi, perché i diritti dei bambini, ormai proclamati con forza in tutto il mondo, raggiungano una adeguata tutela.

Il dialogo poi si è fatto intenso: val la pena dedicarsi alla professione forense? Certo! L’avvocato ha una grande libertà di pensiero e di azione, ed il suo lavoro può essere svolto come una “missione sociale”.
Ci si è poi addentrati nelle problematiche della corruzione, delle tangenti,  sulla situazione della criminalità locale, ed anche su questioni procedurali, che hanno evidenziato l’attento approfondimento da parte dei giovani.
Insomma, una mattinata particolarmente ricca, che ha lasciato nei ragazzi il desiderio di conoscere di più, ed anche di impegnarsi in questi campi, e nei professionisti una ventata di speranza.
Un’esperienza da ripetere.

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