Il risanamento di un quartiere di Gela

Piacenza, 25 settembre 2009

Elisabetta_GoldiniElisabetta Goldinii
Studentessa di giurisprudenza


Mi chiamo Elisabetta e sono una studentessa di giurisprudenza. Vivo insieme alla mia famiglia a Gela, una città della costa meridionale della Sicilia, originariamente una delle più importanti e belle città della Magna Grecia, ma intorno agli anni '70 vittima di una crescita urbanistica disordinata e a dismisura, effetto dell'insediamento di un grosso impianto industriale per la raffinazione del petrolio e di produzione chimica.
Sono figlia di Rosetta e Rocco Goldini, testimoni diretti insieme ad alcuni abitanti della città in cui viviamo, dell'esperienza di cui mi faccio portavoce, e ringrazio loro e quanti mi hanno permesso di trovarmi qui oggi, non solo come semplice spettatrice, ma anche a dare testimonianza della possibile sinergia tra interessi generali e particolari, ragioni della comunità e progetti di vita individuali.

L'esperienza che vi racconto è stata vissuta qualche anno fa, quando per una scelta di condivisione con le persone più disagiate della nostra città, nel cercare una casa più grande per la mia famiglia, cresciuta con l'arrivo di noi tre figli, i miei genitori hanno
scelto di risiedere in uno dei quartieri di nuova formazione.

Era chiamato "Fondo Iozza" e mancava di tutto: la strada non era asfaltata e con la pioggia spesso si riempiva di fango, diventando inagibile; non c'era l'illuminazione pubblica; non esistevano la rete idrica né quella fognaria e alcun sistema di depurazione, con i problemi igienici e sanitari che ben si possono immaginare; di servizi sociali e trasporto pubblico neanche a parlarne.

Inizialmente cercarono di creare con ciascuna famiglia e abitante del quartiere un rapporto di conoscenza e di dialogo, tentando per tale via la complicata operazione di ricucire lo strappo macroscopico tra i cittadini e l'amministrazione pubblica.
Piano piano i circa tre mila abitanti del quartiere sono diventati soggetti attivi nel rapporto con le istituzioni pubbliche attraverso un comitato che si era riuscito a creare spontaneamente.
Il quartiere si sentì forte a sufficienza per instaurare un rapporto nuovo con le amministrazioni.
Una delle prime iniziative fu quella di spedire più di quattromila cartoline al Sindaco con la richiesta di realizzare le primarie opere di urbanizzazione.

Da lì nacque un continuo colloquio e una relazione non più di preconcetta contrapposizione, fatta di blocchi ferroviari violenti e di insulti, ma fondata sui diritti riconosciuti dalla Costituzione e dalle leggi, che insieme tutti si impegnavano a conoscere e ad applicare.
Innumerevoli sono stati i rapporti con le varie agenzie sociali, le famiglie, i contatti personali, le assemblee, le riunioni di quartiere. La cosa non è passata inosservata fino ad ottenere dall'amministrazione regionale lo stanziamento pubblico di 5 miliardi
delle vecchie lire per il risanamento del quartiere.

Su questa base e con questa spinta da parte dei cittadini nacquero gli atti deliberativi dell'amministrazione comunale con i quali si approvò il piano di recupero urbanistico del quartiere e si poterono realizzare l'illuminazione pubblica, la rete idrica, l'impianto di depurazione, la pavimentazione delle strade.

Il comitato di quartiere verificava giornalmente l'attività dell'amministrazione pubblica, dalle deliberazioni iniziali, all'affidamento degli appalti delle opere, alla loro esecuzione, affinché tutto fosse frutto di legalità, strumento essenziale per l'affermazione della persona umana.

Si metteva in atto l'antico principio "ubi ius ibi societas", rimarcando l'importanza del nesso tra legge e persona ( e società).

A tale proposito, se i lavori di costruzione della rete idrica e fognaria poterono essere ultimati, fu soprattutto per la tenacia e la tempestività con cui cittadini e amministratori insieme affrontarono il problema della sostituzione dell'impresa costruttrice che nel
frattempo aveva abbandonato i lavori per motivi propri di natura aziendale.
Negli anni scorsi tutto il quartiere è stato protagonista di un torneo estivo di calcetto, che per circa un mese coinvolge diverse centinaia di giovani e ragazzi, e che ogni anno si pone come obiettivo quello di sensibilizzare tutti gli abitanti per promuovere la
realizzazione delle infrastrutture secondarie, la chiesa parrocchiale,
la zona sportiva, il centro sociale, ecc.

"Fondo Iozza" da quartiere-ghetto è diventato un quartiere-pilota, cha dalla sua sperienza ha dato vita pure ad attività formative per i rappresentanti di tutti i comitati di quartiere della città, frattanto sorti e riconosciuti, sui temi del rapporto tra cittadini ed
amministrazione pubblica, sulla istituzione e funzione dei comitati di quartiere, sui piani di recupero urbanistico e sociale.

Il Sindaco di Gela, parlando agli abitanti del quartiere, riferendosi all'esperienza vissuta con loro così si esprimeva:" in questa ricerca delle cose da fare convivono due realtà che lavorano insieme per far crescere la funzione sociale in una determinata realtà della città; così si è potuto giungere ad un risultato comune, che da un lato ha portato benefici a voi, dall'altro ha dato la consapevolezza a chi amministra di avere fatto un po' del proprio dovere per rendere più a misura d'Uomo una realtà che altrimenti portava disagio. Ecco allora la svolta che è avvenuta in questo quartiere, una svolta nel metodo, una svolta a livello culturale e quindi una svolta sociale.

La società tutta deve andare alla ricerca di ciò che unisce pensando che un problema "tuo" è un problema che si inserisce nel più grande problema della collettività."
E adesso il nostro quartiere si chiama "Quartiere Nuovo" anche per la relazione nuova che è riuscito a realizzare tra due realtà spesso contrapposte tra loro : i cittadini e l'amministrazione pubblica.

La differenza è evidente tra il vecchio quartiere e quello dove ora viviamo.
Le case non sono abitazioni di lusso, ma abitazioni di lavoratori ben ordinate; le vie sono pulite e ben organizzate; le strade sono sicure; dove prima c'era un campo di calcio è sorta la chiesa parrocchiale, con il suo centro sociale e una realtà giovanile fiorente.
Grazie ad un lavoro di volontà umana e fiducia nelle istituzioni si è potuto sperimentare la vera fratellanza degli uni verso gli altri, restituendo a ciascun cittadino il suo vero valore, di essere umano libero ed uguale in dignità e diritti, inserito non soltanto nella
sua dimensione privata , ma soggetto attivo per il bene comune.

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